mercoledì 24 ottobre 2012

Flash e scintille

Come i nippofili già sapranno, i fuochi d'artificio, detti hanabi 花火 ("fiori di fuoco"), sono un evento che in Giappone si tiene prevalentemente nel periodo estivo e richiamano sempre un gran numero di persone, tanto che questa esperienza sarebbe benissimo descrivibile con le sole esclamazioni delle persone che ti stanno intorno.

Si inizia con un concitato "Kocchi da!! Acchi da!!" ("Da questa parte! Da quella parte!"), tra le viuzze nei pressi della stazione di Kitasenju (34° edizione dei fuochi di artificio del distretto di Adachi, sulla riva del fiume Arakawa). Poi una delle migliori tradizioni giapponesi: la ricerca di un posto dove lo spettacolo sia visibile, con tanto di corsa sfrenata tra i palazzi che coprono la vista lasciando solo intravedere qualche scintilla e un fragoroso boato. 


Si arriva nei pressi della riva del fiume, dove ha luogo lo spettacolo. Inizia una lunga ripetizione di "Sugoooi!!" ("Fantastico!"), accompagnata da tanti "Oooh!!" e "Aaaah!". 







Fino al momento culminante, dove gli artificieri si sbizzarriscono in una danza di fuoco: è un'esplosione continua, il cielo si illumina a giorno, una nuvola di fumo investe l'orizzonte e pezzi di cartucce esplose cadono ovunque. C'è chi si scuote i capelli e la giacca per rimuovere i residui dell'esplosione, c'è chi invece si abbandona in espressioni estasiate: "Kaji mitai!! Sensou mitai!!" ("Sembra un incendio! Sembra una guerra!").




E lo penso anche io. Sembra davvero una guerra. Ogni boato rimbomba in ogni parte del corpo. Il cielo è rosso fuoco. E lo spettacolo è così impressionante quasi da stare male.

Siamo sul finale. Lo spettacolo dura quasi ininterrottamente da più di un'ora.
Sul fiume è stata montata una struttura che prende fuoco e, da non si sa bene dove, parte la musica. Qualche brano di musica classica e al termine l'arcinoto "Pomp and Circumstances" di Edward Elgar. Un tripudio di scoppi e colori che il bambino dietro di me commenta: "Saikou, ima no!!" ("Il più bello, questo!").


Poi i tre tradizionali botti conclusivi.
E rimane solo un'enorme nuvola di fumo.
Strano. Non ho sentito nessuno lamentarsi che "Erano meglio quelli dell'anno passato".
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Altro ambiente e atmosfera era la sfilata di moda della scuola Vantan a cui ho avuto la fortuna di poter partecipare grazie all'invito della mia amica Saya.




Purtroppo a causa di problemi imprevisti, siamo entrate tardi e abbiamo trovato posto soltanto in ultima fila, cosa che mi ha reso un po' più difficile scattare fotografie, vista la grande quantità di teste da dribblare per riuscire a inquadrare l'obbiettivo.

L'appariscente cappello della ragazza davanti a me.


Le varie collezioni erano presentate da video introduttivi dalla regia accattivante, accompagnati da musica che spazia dal genere house a... Celine Dion, con "My Heart Will Go On", che accompagnava una stravagante collezione di dubbio gusto.
Vari elementi ridondanti: dai copricapi da pellerossa a cappellini stile mamma di Rossana (il cartone animato, Kodomo no Omocha), passando per l'immancabile kawaii, fino ad uno stile più sobrio ed elegante nel finale, parte che personalmente ho apprezzato più delle altre.

Mamma di Rossana.








lunedì 15 ottobre 2012

"Future, Past, East West of Design"


Tanaka Ikkō 田中一光 è stato sicuramente uno dei graphic designer più importanti del Giappone postbellico e la sua poliedricità gli ha permesso di spaziare in vari ambiti, dai manifesti pubblicitari, alla progettazione di loghi, alla realizzazioni di font tipografici, sintetizzando in una forma unica il gusto contemporaneo per le forme stilizzate e per i netti contrasti e il patrimonio tradizionale giapponese, che sembra aver assorbito sin dalla nascita, lui, originario di Nara, una delle antiche capitali del Giappone, città ricca di storia e cultura.

Ma partendo dall'inizio...

Da giorni stavo studiando vari "pacchetti turistici" da una giornata: essendo la mia permanenza in questo paese limitata a pochi mesi e potendo andare in giro solo durante il weekend,  è necessario ottimizzare al massimo, come l'efficienza nipponica insegna.
Così è nato questo mini tour, a cui per divertissement ho affibiato un bel titolo altisonante:  "Il tramonto della tradizione che risorge nella postmodernità".

Il tramonto della tradizione altro non è che una metafora per rappresentare la morte del generale Nogi Maresuke che, alla morte dell'imperatore Meiji nel 1912, decise di togliersi la vita commettendo seppuku (altresì detto harakiri) seguendo nella morte il proprio signore e onorando così la tradizione samuraica.
Tappa del mio tour era infatti la visita al tempio dedicato al generale Nogi, adiacente a quella che fu la sua dimora, costruita in un sobrio e spartano stile occidentale (ovviamente si tratta di una ricostruzione, poiché l'originale fu distrutto dai bombardamenti americani durante la seconda guerra mondiale).







 Oltre all'abitazione, nel parco attorno al tempio è possibile visitare anche le stalle del suo amato cavallo "Sugō", che aveva ricevuto dal generale russo Anatoly Stessel nel 1905 quando, al termine della guerra russo giapponese, i russi firmarono la resa a Shuishiying, in Cina (la foto dell'insolito gruppetto russo-giapponese è visibile all'interno del piccolo museo di memorabilia).

Il piccolo museo, formato da una stanza soltanto, custodisce delle poesie in lingua cinese scritte dallo stesso Nogi (fin da tempi antichi era consuetudine degli uomini di cultura scrivere poesie e altri scritti in lingua cinese, considerata la lingua "alta", l'equivalente del nostro latino), una manciata di foto e alcuni oggetti particolarmente significativi come le due spade utilizzate dal generale per commettere seppuku: il tantō, ovvero il pugnale con cui il samurai si squarciava il ventre, e la katana con cui l'amico più abile nel maneggio della spada completava il rituale decapitando il samurai.



Infine, non meno importante, un simpatico gatto sornione che vive in una casetta all'interno del parco.


La seconda tappa (che, per dover di cronaca, in ordine cronologico è stata la prima tappa del mio personalissimo tour) consisteva appunto nella visita alla mostra temporanea dedicata a Tanaka Ikkō, dal titolo "Tanaka Ikkō; Future, Past, East West of Design", ospitata nel 21_21 Design Sight, uno spazio espositivo progettato dal famoso architetto giapponese Tadao Andō, evidentemente così esperto in fatto di antisismica, che il leggero terremoto delle 14.06 non si è nemmeno percepito.


La mostra si apriva con l'installazione "His Colors" di Masaaki Hiromura, unica opera a cui era possibile fare fotografie.

Proseguiva poi con un percorso attraverso il mondo di Tanaka Ikkō: dalla sua collezione di libri, da cui era possibile coglierne le influenze, all'esposizione dei suoi più famosi manifesti pubblicitari, alcuni dei quali accompagnati da bozzetti o da immagini - ad esempio tratte dalle arti figurative classiche - a cui Tanaka Ikkō si era ispirato.




Il manifesto precedente è uno delle sue opere più famose e riassume perfettamente il connubio tra tradizione e modernità che Tanaka Ikkō ha saputo elaborare nella sua arte. Il soggetto è ripreso dai rotoli dell'Heike Nōkyō, dipinti dal pittore Tawaraya Sōtatsu e dal calligrafo Honami Koetsu nel XVI secolo. Tanaka Ikkō ne riprende il soggetto e ne stilizza le forme, giocando con delle campiture colorate che non hanno bisogno di contorni, ma che si definiscono a contrasto l'una con l'altra - tecnica presente in molti dei suoi manifesti.

Porzione di Heike Nōkyō alla quale Tanaka Ikkō si è ispirato


Oltre ai suoi manifesti pubblicitari più celebri, c'era una sezione dedicata ai suoi studi sulla calligrafia - importante elemento in grafica, soprattutto nei paesi orientali dove l'ideogramma ha un'importanza notevole, sia sul piano figurativo che linguistico - e ai suoi progetti di design, tra cui i loghi di famosi marchi giapponesi come Muji (無印良品, Mujirushi Ryōhin) e Loft.



Fin qui tutto molto bello. Poi ecco una tipa del museo che con un inglese molto stentato è venuta a dirmi che non potevo prendere appunti. Non ho ben capito quale minaccia potesse rappresentare il mio blocco note di 3x4 cm, tanto più che avevo solo appuntato qualche nome; ma va bene così, gli dici "Sì, sì" e la smetti. Tanto anche se ci provi, ci sarà sempre qualcosa che non riesci a capire di questi giapponesi. (Episodio analogo mi successe anche a Kyōto quando nel museo di un tempio venne il custode a dirmi che non potevo disegnare le statue sulla mia agendina! E avevo abbozzato solo 2-3 linee...)

 Il taccuino incriminato


Infine, mentre stavamo guardando all'uscita un filmato dal titolo "A life of friendship - My Ikkō San", sostanzialmente una serie di fotografie sulle scampagnate e sbevazzate di Tanaka Ikkō con i suoi amici, ecco avvicinarsi due tipi - già mi aspettavo qualche altro rimprovero su chi sa quale terribile infrazione - che ci chiedono se possono riprenderci mentre guardiamo così interessati il video. Insomma, alla fine della storia, pare che finiremo su un documentario della NHK (la Rai giapponese).

venerdì 12 ottobre 2012

Lo "spacchettamento" della Tokyo Station e il signor boulevard Marunouchi Nakadori

Finalmente dopo 5 anni di lavori la Tokyo Station è stata riaperta e riportata al suo antico splendore con una ricostruizione fedele al progetto originale realizzato dall'architetto Tatsuno Kingo nel 1914.

Oltre ad essere la stazione più importante del Giappone per numero di treni che vi transitano ogni giorno, attualmente questo restauro la carica di un valore altamente simbolico: infatti le tegole di ardesia utilizzate per ricostruire il tetto provengono da alcune miniere di Ogatsu, nella città di Ishinomaki, prefettura di Miyagi, una delle zone più colpite dallo tsunami del marzo 2011. Quando lo tsunami ha colpito distruggendo tutto ciò che trovava al suo passaggio, anche l'azienda dove si trovavano queste tegole è stata completamente rasa al suolo, ma alcuni blocchi di tegole, accatastati e impacchettati, pronti per essere spediti al cantiere della Tokyo Station, sono miracolosamente rimasti intatti. L'utilizzo di queste tegole di ardesia per la ricostruzione della Tokyo Station quindi rappresenta anche la ricostruzione del Giappone stesso che rialza la testa e riparte dopo la "triplice catastrofe" dell'anno scorso.



Quindi, un po' perché spacchettata da poco, un po' perché , come tutti i bambini del mondo, i giapponesi (di tutte le età) sono appassionati di treni, il piazzale di fronte alla stazione era affollatissimo di persone che volevano ammirare e scattare miliardi fotografie da tutte le angolazioni.


Il motivo, però, per cui ero andata nella zona della stazione era per vedere l'esposizione temporanea "Marunouchi Bench Art", una serie di statue prevalentemente in bronzo, disposte lungo le panchine di Marunouchi Nakadori, un boulevard alla francese, alberato e pieno di negozi eleganti e molto costosi.

Tra i 20 personaggi raffigurati, prevalentemente giapponesi, c'erano però anche volti noti del mondo occidentale, quali Albert Einstein, Charlie Chaplin ed un tale Josiah Conder, architetto britannico che fu assunto dal governo Meiji (fine XIX secolo) per costruire, tra i vari edifici, anche il Mitsubishi Ichigokan, attualmente adibito a museo, poco distante da dove è posizionata la sua statua. 

 Charlie Chaplin

 Josiah Conder

 Mitsubishi Ichigokan

Per quanto riguarda i giapponesi, la lista è molto più lunga: si va da Misora Hibari, celebre cantante dalla popolarità immensa in Giappone, famosa soprattutto per il brano "Kawa no nagare no you ni", a Baba Giant, un wrestler professionista fondatore della All Japan Pro Wrestling League.
E poi Rika-chan, una bambola prodotta dalla Tomy Company Ldt. sul mercato da ben 40 anni; Kamen Raider 仮面ライダー un supereroe con i poteri di una cavalletta, protagonista di un live action andato in onda nei primi anni Settanta; il teatro Takarazuka, famosa compagnia teatrale di sole donne originaria dell'omonima città; Hakuhō Shō, un lottatore di sumo dalle origini mongole che ha raggiunto il grado più alto nella disciplina, il titolo di yokozuna; Ai Fukuhara, giocatrice di ping pong che ha iniziato questo sport all'età di 3 anni e che ha vinto una medaglia d'argento alle recenti Olimpiadi di Londra.

 Hakuhō Shō

 Kamen Raider

Rika chan

A questi personaggi contemporanei vanno ad aggiungersi le figure storiche: da Saigō Takamori, noto per la cosiddetta "Ribellione di Satsuma" nel periodo Meiji (che il film americano "L'ultimo samurai" riprende in forma romanzata), Sakamoto Ryōma, leader del movimento che univa i feudi di Satsuma e Chōshū dalla parte dell'imperatore contro l'ultimo shogun Tokugawa; ed infine famosissimo shogun Tokugawa Ieyasu, uno dei tre unificatori del Giappone assieme a Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi, primo shogun della dinastia Tokugawa da cui prende nome l'epoca omonima (1600-1868).

Sakamoto Ryōma

 Saigō Takamori

Ma Marunouchi Nakadori ha ancora altro da offrire. Citerò soltanto due esempi: il Garden Contest, un concorso temporaneo che consiste nell'esposizione di piccoli giardini allestiti lungo il viale, dando un particolare tocco di vivacità, e Mc Forest, una mostra organizzata dalla Mitsubishi per autocelebrarsi in pompa magna facendo conoscere ai visitatori le grandi iniziative che porta avanti per la salvaguardia delle foreste. Tralasciando questo stucchevole autocompiacimento, bisogna ammettere che lo spazio espositivo è molto interessante: al piano terra c'è un'installazione tutta di legno chiamata "Mori no kosuta" 森のコースター, ovvero "Le montagne russe della foresta". Si tratta di inserire una pallina nella fessura d'entrata e seguirne il corso lungo una complicatissima quanto affascinante struttura di legno, realizzata con meccanismi precisi ed dinamici (un po' alla Pitagora Switch). 

 Garden contest

  Garden contest

森のコースター Le montagne russe della foresta

Al secondo piano invece c'è una mostra sulla storia della compagnia. Mi è stato dato un IPad con il quale potevo scattare fotografie al numerino posizionato sui pannelli attaccati al muro, per poi visualizzarne la spiegazione sull'IPad. 
Lì accanto, come se la tecnologia nella stanza non bastasse, c'era un maxi schermo touchscreen posizionato sopra un tavolo che proiettava l'immagine del mondo: potevi scegliere le varie icone che rappresentavano le attività della Mitsubishi nel mondo e poi "lanciarle" verso il bordo dello schermo per far partire il video relativo sull'altro maxi schermo incastonato nella parete.
C'avrò perso una mezz'ora solo per ubriacarmi con questi gingillini tecnologici. E nel frattempo la Mitsubishi mi bombardava di slogan e pubblicità autocelebrativi. Come ad esempio i tre principi della società, scritti in bella calligrafia e spiattellati sul muro: responsabilità comune nei confronti della società, integrità e lealtà, conoscenza dei popoli attraverso il commercio.





Uscita dalla Mitsubishi, era ormai tardi. Ho proseguito lungo il vialone pavimentato della Marunouchi Nakadori, osservando le varie vetrine, eleganti anche nel non mostrare prezzi che solo la "magica" carta di credito di Richard Gere in "Pretty Woman" avrebbe potuto permettersi.





E poi, come ogni boulevard signorile e raffinato che si rispetti, eccolo lì, Tiffany subito all'angolo.
Naturalmente non poteva mancare la pasticceria sul lato opposto della strada. Tanto per non farsi mancare neppure una classica "Colazione da Tiffany".