venerdì 21 settembre 2012

Grande festa alla corte di Francia...

Tokyo ha da offrire talmente tanto che anche dei bellissimi eventi, ingurgitati nel marasma quotidiano, rischiano di passare inosservati.
Lo stesso stava per accadere alla stupenda mostra che ho avuto la fortuna di poter visitare oggi. Casualmente un manifesto all'università ha attirato la mia attenzione: in genere i personaggi di anime, manga e trasmissioni televisive vengono sfruttati per pubblicizzare un'infinità di prodotti, ma contrariamente alle aspettative, ho scoperto proprio che si trattava di una mostra, tra le altre cose dalla durata molto limitata.

La mostra in questione è il 40° anniversario della pubblicazione del famoso fumetto "Berusayu no Bara" ベルサイユのばら, ovvero "Le Rose di Versailles", conosciuto da noi con il molto meno poetico ed estremamente antipatico  "Lady Oscar".


La mostra (il cui link ufficiale è qui) è stata allestita all'ottavo piano di un centro commerciale sciccosissimo, tale "Matsuya Ginza" che si trova, appunto, a Ginza. (Tra le altre cose, è così sobrio che pare al nono piano ci sia un campo da golf sul tetto).
Contrariamente ai deserti corridoi del negozio, tra Chanel, Dior, Louis Vuitton e Prada, la mostra era veramente, esageratamente, fastidiosamente piena di gente. Prevalentemente donne. E prevalentemente di mezza età (si consideri che il manga in questione è del 1972).

Già partita stamattina con l'intento di visitare la mostra dopo le lezioni, mi ero ben attrezzata portandomi un bel chilo o due di macchina fotografica reflex. Volevo scattare tantissime foto e immortalare questo memorabile momento. Ho pensato "Insomma, questa è roba pubblicata e ripubblicata, trasmessa milioni di volte in televisione e spiattellata sui muri come testimonial pubblicitario, non credo proprio che ci sarà il divieto di fare fotografie!". Eccoci, appunto. Divieto assoluto di fare fotografie.

Purtroppo è quasi impossibile per me rievocare con le sole parole l'emozione di poter vedere le tavole originali, con tanto di correzioni, chiazze di inchiostro, retini. Mi sembrava quasi impossibile di poter vedere dal vivo queste opere d'arte così lontane nel tempo e nello spazio. Insomma, non è cosa da tutti giorni, visto che si tratta di un fumetto del 1972, custodito gelosamente nei cassetti della scrivania della signora Ikeda, in un paese a quasi 10.000 chilometri di distanza dal nostro.

Ma ancor più emozionante è stato vedere gli acetati, i fogli di rodovetro usati in animazione, utilizzati dalla Tōkyō Movie Shinsha per realizzare la serie animata.
Le lucciole della famosa scena sul finale nient'altro sono che delle spruzzate, pare ad aerografo, su un foglio di acetato. E il quadro di Oscar che si vede in una delle ultime puntate, è veramente un dipinto su tela. Molto carina anche la spiegazione della tecnica con cui è stato realizzato il famoso fermo immagine alla fine di ogni puntata, firma inconfondibile della serie.





Tutto questo ovviamente arricchito dalle bellissime musiche della serie animata, composte da Koji Makaino.

Oltre a questo c'era un'interessante sezione sull'adattamento - o meglio, sui vari adattamenti - teatrali realizzati dalla compagnia Takarazuka, il teatro di sole donne nato nei primi del Novecento nella cittadina da cui la compagnia prende nome. In questa sezione erano esposte numerose locandine, oggetti di scena e costumi perlopiù originali, eccetto qualche riproduzione.
Infine, un'ultima sala con oggetti di merchandising prodotti negli anni e vari tributi di disegnatori giapponesi che hanno reinterpretato il personaggio di Oscar con il loro stile.


All'uscita l'immancabile punto vendita con una serie molto numerosa (e costosa) di gadget di vario tipo - dalle più classiche cartoline, ai quaderni, dalle caramelle (??) alle saponette (??), e via poi con specchi, asciugamani da viso, biscotti, cover per IPhone, sali da bagno, etc etc (i giapponesi scatenano tutta la loro irrefrenabile fantasia quando si tratta di merchandising).

 (Una delle tante cartoline)

Piccola considerazione riguarda l'accurato packaging degli acquisti. È consuetudine in Giappone, tanto più se si tratta di un negozio di alto livello, prestare cura e attenzione alla confezione del prodotto venduto. Ciò comporta un bellissimo effetto - soprattutto se si tratta di un regalo - ma anche la deforestazione di mezza Amazzonia con tutta quella carta e cartina usata per impacchettare 50 volte il solito oggetto.

 (e in questo caso il packaging non è nemmeno niente di trascendentale...)

L'altro pacchettino nella foto è quello contenente gli acquisti di Itoya, un immenso department store di 9 piani dedicato alla cancelleria, a pochi passi da Matsuya Ginza. Pensa all'oggetto di cancelleria più ricercato e particolare che un uomo potrebbe mai concepire. Ecco, Itoya ce l'ha.

(Itoya. Molto più che una mega graffetta.)

3 commenti:

  1. dopo aver visto Ikeda dal vivo hai anche avuto la fortuna di vedere delle sue tavole originali, posso (un pochino) immaginare l'emozione! :)

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  2. Questo è il post più bello! Guarda sono proprio contenta per te! ma come cazzo si fa a fare un account! a mi sembrava anche di averlo già fatto! ah strabello ha capito chi sono! baci!

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  3. Bello Ale. Mi sarebbe stra piaciuta la mostra!!!

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